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PETROLIO, la corsa è ancora in pausa. Brent e WTI si muovono in range ristretti

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Sia WTI che Brent hanno fallito diversi tentativi di infrangere la resistenza posta rispettivamente a 41 e 44 dollari al barile

Nell’ultimo periodo, il prezzo del petrolio si è stabilizzato attorno ai 40 dollari (sia che ). Tre mesi fa sarebbe stata una bella notizia, oggi invece è un po’ frustrante per i tori dell’oro nero, che speravano in un rally più duraturo dopo i forti tagli alla produzione operati dall’OPEC+ (9,7 milioni di barili).
Il “cartello” ha prodotto a giugno 22,31 milioni di barili al giorno, il minimo da settembre 1990. Il mercato però non è ancora venuto fuori del più grande shock nella storia.

Sia che hanno fallito diversi tentativi nelle ultime settimane di infrangere la resistenza posta rispettivamente a 41 e 44 dollari al barile. Negli ultimi due mesi i prezzi si sono mossi in una fascia estremamente ristretta, soli 3-4 $. Nell’ultima settimana questo tange si è ulteriormente ridotto a dollari o addirittura centesimi, tanto che il ha chiuso questa settimana come una candela Doji.

Domanda e offerta

Negli ultimi giorni i dati sulle scorte degli Stati Uniti evidenziano ancora livelli elevati. Il mercato è preoccupato per il fatto che Texas, California e Florida – ovvero i tre maggiori stati che consumano carburante – sono alle prese con una ondata crescente di contagi, che potrebbe rallentare la recente ripresa della domanda di petrolio.
In generale il fatto che la pandemia sia ancora fuori controllo in molti Paesi, in primis gli Stati Uniti, non aiuta il prezzo del barile.
Ad aggiungere incertezza al mercato è la ripresa delle esportazioni da parte della Libia.

Dall’altra parte, una spinta è arrivata dalle previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), che stima una domanda sostenuta per il 2020: 92,1 milioni di barili al giorno (bpd), con un aumento di 400.000 bpd rispetto alle previsioni del mese scorso.

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