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PETROLIO, tonfo su aumento delle scorte e sui timori di una ripresa lenta della domanda

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Le scorte sono aumentate inaspettatamente di 5,7 milioni di barili a 538,1 milioni – toccando livelli record

Tonfo del petrolio sui mercati. Dopo aver fallito il test dei 40 dollari nei giorni scorsi, il prezzo del petrolio è scivolato sotto quota 37 perdendo oltre il 7%.
Le quotazioni del invece cedono il 6,3% a 39 dollari.

A spingere il ribasso dei prezzi è stato anzitutto il nuovo aumento record delle scorte di greggio statunitense.
Secondo i dati EIA relativi alla scorsa settimana, le scorte sono aumentate inaspettatamente di 5,7 milioni di barili a 538,1 milioni – toccando livelli record – a causa dell’aumento delle importazioni legato all’arrivo delle forniture acquistate dalle raffinerie a marzo e aprile, quando l’Arabia Saudita ha inondato il mercato.
Crescono anche le scorte di benzina (a 258,7 milioni di barili) e quelle di distillati (1,6 milioni di barili).

A mettere ulteriore pressione sui prezzi di e è stata la Federal Reserve, che nelle sue proiezioni prevede una contrazione del 6,5% quest’anno per la maggiore potenza economica mondiale, la cui disoccupazione verrà riassorbita soltanto in tre anni. Preoccupazioni alimentate anche dal nuovo incremento di casi in Texas e Arizona, che fanno intravedere agli investitori il rischio di una seconda ondata di Covid-19.

Questa previsione ha addensato nuove nubi sulla ripresa della domanda di oro nero, che probabilmente sarà più lenta del previsto e tale da rendere parzialmente vani gli sforzi dell’OPEC+ sul contenimento dell’output.

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