Una nuova frana si è abbattuta in modo rovinoso sul mercato del petrolio. L’enorme eccesso di offerta rispetto a una domanda che ha tracollato a causa del virus, continua a spingere i prezzi al ribasso. A completare il quadro è la capacità di stoccaggio, ormai vicina al limite. Insomma, c’è talmente tanto petrolio che non si sa che farne, visto che ormai la domanda è crollata.
Neppure la prospettiva di numerosi allentamenti dei lockdown, e quindi la ripresa (sia pure moderata e graduale) dell’attività produttiva, riesce a tenere a galla il mercato.
WTI sotto costante pressione
Di conseguenza il petrolio texano continua ad andare in caduta libera. Ieri è sceso del 25%, oggi viaggia ancora in profondo rosso verso i 10,64 dollari al barile.
Peggiora la situazione il fatto che lo United States Oil Fund (USO), l’ETF petrolifero più grande al mondo, abbia deciso di vendere tutti i contratti WTI con scadenza a giugno, per rimpiazzarli con contratti di più lungo termine.
Anche la situazione del petrolio del mare del Nord continua ad essere deludente. Il prezzo infatti sta perdendo progressivamente quota, ed è sceso a 18,85 dollari.
Nel frattempo si avvicina sempre più il momento in cui i nuovi tagli OPEC+ cominceranno ad essere operativi. Da inizio maggio il fiume di petrolio che inonda i mercati si ridurrà di 9,7 milioni di barili al giorno. Ma è poca cosa, rispetto a un calo della domanda che è tre volte più grande.