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Petrolio giù nonostante l’intesa OPEC+ su maxi taglio da 10 milioni di barili

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I mercati ritengono che i tagli non siano ancora sufficienti a compensare il brusco calo della domanda dovuto alla pandemia

L’intesa raggiunta tra i produttori di petrolio (maxi taglio di 10 milioni di barili al giorno) non serve a scaldare i mercati, ed anzi la corsa al ribasso dell’oro nero è proseguita anche dopo il tanto atteso annuncio.

Il maxi taglio dell’OPEC+

Dopo il vertice flop del mese scorso, cui ha fatto seguito una guerra dei prezzi tra Arabia e Russia, stavolta i produttori – in videoconferenza – hanno raggiunto una bozza d’intesa per tagliare l’output giornaliero di 10 milioni di barili per due mesi (i tagli scenderanno a 8mln fino a dicembre, poi a 6mln fino al 2022).

A spingere i produttori nuovamente al tavolo delle trattative è la situazione delicatissima del mercato del petrolio, perché l’emergenza Coronavirus ha acuito il cronico problema dell’eccesso di offerta sulla domanda.
Perfino Trump è sceso in campo, facendo da mediatore tra Riad e Mosca. L’intesa prevede che lo sforzo maggiore lo facciano Arabia Saudita (riduzione di 4 milioni di barili), Russia (2 milioni al giorno) e Iran (1 milione di barili).

Mercati scettici

Tuttavia, non è affatto tutto risolto. Il Messico non accetta un taglio di 400mila barili, e propone di fermare la sua produzione nazionale da 1,78 milioni di barili a 1,68, ovvero solo 100mila barili in meno al giorno per due mesi.
Ma oltre all’ostacolo messicano, c’è un’altra cosa che preoccupa i mercati. I tagli – benché sostanziosi – vengono giudicati insufficienti a compensare il calo della domanda innescato dalla pandemia di Covid-19 (Goldman Sachs stima 19 milioni di barili in meno al giorno ad aprile e maggio, ma c’è chi sostiene sia ancora di più).

Per questo motivo l’accordo non ha dato beneficio alle quotazioni del petrolio, che rimangono in un downtrend intenso al di sotto di fondamentali supporti, come quello fornito dalla media mobile a 200 giorni (fonte grafica broker ).
Il è ridisceso vicino al livello psicologico di 30 dollari (metà del livello che aveva alla fine del 2019), mentre il si è avvicinato ai 23 dollari di oltre 10 punti percentuale.

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Va peraltro aggiunto che l’intesa era già stata prezzata nei giorni scorsi, per cui non avrebbe potuto avere un impatto così forte sui prezzi.
Resta il fatto che gli investitori chiedono tagli maggiori, ma soprattutto coordinati su scala globale, altrimenti i prezzi del petrolio rimarranno soggetti a grossi problemi e potrebbero ritestare i recenti minimi di 18 anni.

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