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PETROLIO, lunedì nerissimo: Brent e WTI precipitano del 30%. Guerra dei prezzi Arabia-Russia

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Il mercato ha reagito malissimo all'ipotesi di una guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, dopo il mancato accordo nel vertice di Vienna

Le quotazioni del petrolio sono crollate nella mattinata di questo lunedì 9 marzo. Il greggio del Texas cede il 31% a 27,35 dollari al barile, superando addirittura i minimi del 1991.
Il invece cede il 25% a 33,72 (che dopo aver perso oltre il 9% venerdì), ma era arrivato anche a perdere il 30%.

Il mercato ha reagito malissimo all’ipotesi di una guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia, dopo il mancato accordo nel vertice di Vienna della scorsa settimana, in merito ad un taglio della produzione da parte dell’Opec.
Il cartello sta cercando in ogni modo di stabilizzare il calo delle quotazioni si petrolio, che si è avuto dopo lo scoppio del coronavirus, che ha accentuato il rischio di una nuova recessione globale.

Il mancato accordo in seno all’OPEC+ ha spinto Riad a incrementare la produzione anziché tagliarla, sforbiciando i prezzi di listino con un’aggressività sorprendente. Una mossa che rende più appetibile il petrolio saudita sui mercati europei ed asiatici, a discapito soprattutto di quello prodotto dalla Mosca. In sostanza Riad sta forzando la mano per costringere i russi a tornare al tavolo e raggiungere un accordo.

Goldman Sachs ha tagliato le previsioni per il secondo e terzo trimestre per il a 30 dollari al barile. Il crollo del petrolio ha contribuito a trascinare al ribasso i listini asiatici: la Borsa di Tokyo ha chiuso a -5,07, a 19.698,76 punti, qualcosa che non accadeva dal febbraio 2018. In forte calo (6-7%) tutte le Borse del Medio Oriente, da Abu Dabi al Kuwait.

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