Gli effetti del coronavirus sulla produzione e sui dati macro delle maggiori economie globali, sono tornati a dominare la scena sui mercati spingendo gli investitori verso i beni rifugio.
L’ si continua ad aggirare sul massimo di 7 anni contro il dollaro oltre i 1600 dollari l’oncia, e quelli storici nei confronti dell’euro.
I driver che spingono l’oro
L’ultimo episodio importante riguarda gli effetti su Apple, che ha affermato che è improbabile che soddisfi le sue previsioni di vendita per il trimestre conclusosi a marzo, poiché l’epidemia di coronavirus sta influenzando la sua catena di approvvigionamento.
La frenata del colosso tecnologico ha così innescato dei contraccolpi a catena sulle supply chain. Questo ha finito per deprimere le borse, che nei giorni scorsi avevano corso forte malgrado tutto.
A peggiorare il quadro c’è stato il durissimo piano di tagli annunciato da HSBC (-35mila posti di lavoro in Europa e negli Usa) e i dati macro deludenti resi noti in Europa, con special riguardo alla Germania (l’indice Zew a febbraio è sceso molto peggio di quanto non ci si aspettasse).
La riduzione dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA ha fatto il resto, rendendo il dollaro USA un investimento meno desiderabile e aumentando al contempo la domanda di oro denominato in dollari.
Quotazione del gold metal
L’ambiente è diventato quindi favorevolissimo per i beni rifugio come l’, che è tornato oltre la soglia dei 1600 dollari a distanza di un mese e mezzo, come vediamo sulla webtrader .
Il prezzo dell’ si sta muovendo dentro un canale ascendente al di sopra della media mobile 200 (e anche delle altre principali medie di breve durata). Il metallo prezioso (che ha toccato il nuovo massimo storico nei confronti dell’euro) si aggira sui massimi di 7 anni contro il dollaro.
