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ETF, occhio alle small cap. L’iShares Russell 2000 IWM vola dopo il breakout

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Il fondo è venuto fuori da un triangolo di lunga formazione e ha messo nel mirino i massimi storici toccati ad agosto 2018

Dopo un inizio anno poco convinto, i tori di Wall Street sono tornati con il botto. I principali indici statunitensi hanno raggiunto nuovi livelli record.
Anche se quelli a grande capitalizzazione (, Nasdaq e Dow Jones) monopolizzano la scena, anche i small cap mostrano un forte slancio.

Alcuni di questi ETFs da diverso tempo stanno superando le performance dei guadagni dello , che è il fondo che tiene traccia dell’andamento dell’indice S&P500.

L’iShares Russel 2000

Tra questi c’è l’, che da ottobre è cresciuto del 15,4% contro il 14,7% dello SPY, come vediamo nel grafico sottostante.

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L’Etf IWM replica l’andamento dell’indice azionario Russell 2000 (fondato sui duemila titoli a più bassa capitalizzazione dell’indice Russell 3000). Di questo fondo fanno prevalentemente parte azioni del settore sanitario, industriale, informatica e consumatore discrezionale.

Dalla fine del 2018 l’ ha avuto un forte impulso che lo ha spinto da quota 128 fino a 158 in pochi mesi.

Come vediamo nel grafico della webtrader , in primavera è cominciato un lungo periodo di movimento dentro un chiaro rettangolo (145-158). L’evento importante è il breakout avvenuto a novembre scorso, che ci indica un targe price di primo livello a 171, mentre a 173 c’è la resistenza che passa per il massimo storico di agosto 2018.
Le prossime settimane potrebbero essere quelle del test per entrambi i livelli.

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L’appeal delle small cap

Capiamo per quali motivi le small cap potrebbero accelerare in futuro.
I titoli a piccola capitalizzazione hanno storicamente sovraperformato a gennaio quelli large cap. Si ritiene che ciò accada per alleggerire le imposte sulle plusvalenze di fine anno, che spinge gli investitori a vendere i big per speculare sugli attori “più deboli”.
Peraltro nel corso del 2019 le small cap hanno invece sottoperfomato rispetto alle large cap, e questo rafforza l’idea di un possibile rimbalzo, giacché l’economia domestica è in buona forma e le azioni di dimensioni ridotte sono strettamente correlate alla salute dell’economia domestica.

Inoltre c’è l’effetto FED, che dovrebbe continuare una politica monetaria accomodante anche alla luce di una crescita in calo, sebbene ancora solida. A questo quadro va aggiunto l’ottimismo che si respira per via del calo delle tensioni commerciali, che sta guidando la marcia azionaria.

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