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YUAN, prospettive rialziste per il 2020. Intanto la PBoC taglia il RRR per sostenere l’economia

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Da quando ad agosto la coppia USDCNH è salita oltre 7, la valuta cinese ha cominciato un percorso di apprezzamento

Malgrado i recenti guadagni proprio nell’ultima parte dell’anno, per lo Yuan cinese il 2019 si è chiuso in calo contro le valute principali. Colpa delle grosse perdite accumulate fino ad estate inoltrata, a causa delle ripercussioni dovute alla trade war con gli Stati Uniti (nel terzo trimestre dell’anno la crescita è scivolata al 6%, il ritmo più lento dall’inizio degli anni ’90).

Yuan in ripresa da agosto

Il momento più delicato per lo yuan c’è stato a inizio agosto, quando la PBoC ha scosso i mercati consentendo al cambio con il dollaro di oltrepassare la soglia psicologica di 7.00, toccando il livello più basso in 11 anni.
Da allora però lo yuan si è ripreso, tanto che il cambio USDCNH a metà dicembre è riuscito a scendere sui minimi di 5 mesi.

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Come vediamo sulla piattaforma , la situazione che si è creata è sospesa in un limbo.
La coppia ha infranto al ribasso il 38,2 Fibonacci, e sta testando la quota psicologica 7,00, in posizione intermedia dentro il canale nel quale oscilla da alcuni mesi. Saranno probabilmente i prossimi sviluppi sui negoziati con gli USA (fase due e fase tre) a determinare il lato di uscita da questo canale, con gli analisti che sono in prevalenza orientati su un ulteriore rialzo sullo yuan.

Dati macro da Pechino

Va detto che l’apprezzamento della valuta cinese è stato determinato sia dall’attenuarsi della disputa commerciale con gli Stati Uniti, sia dal leggero miglioramento dei dati economici.

Proprio il 31 dicembre sono stati resi noti gli ultimi dati macro dell’anno solare. Secondo il National Bureau of Statistics (NBS), l’indice del gestore degli acquisti di produzione (PMI) ha raggiunto il 50,2 a dicembre, ed è la quarta volta nel 2019 in cui l’attività di fabbrica è stata in un territorio espansivo. A tal fine Pechino ha introdotto misure di stimolo per sostenere l’industria.

Il PMI manifatturiero è stato supportato dalla crescita della produzione e da nuovi ordini e da un rimbalzo delle esportazioni. E’ sceso invece il PMI non manifatturiero, a causa della frenata di nuovi ordini, a un calo dell’occupazione e a un calo dei nuovi ordini di esportazione. Anche la fiducia delle imprese è crollata dal massimo di otto mesi.

L’anno nuovo invece si è aperto con la decisione della banca centrale cinese di tagliare il tasso di riserva RRR che le banche devono detenere (da 13% a 12,5%), rilasciando circa 800 miliardi di yuan ($ 114,91 miliardi) in fondi per sostenere l’economia in rallentamento. E’ l’ottavo ritocco dal 2018.

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