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Tensione USA-Cina, Trump spinge giù il dollaro (EUR-USD a 1,11). Powell apre ad altri tagli

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Il presidente USA invita le aziende americane ad abbandonare la Cina. Il capo della FED parla di "mosse appropriate a sostegno dell'economia"

La settimana si chiude con un forte ribasso per il dollaro, spinto giù dalla nuova escalation nella guerra commerciale USA-Cina, dopo un messaggio al veleno di Trump a Pechino.
Nel frattempo dal simposio di Jackson Hole, il capo della FED Jerome Powell tiene la porta aperta a ulteriori tagli dei tassi di interesse.

Trump e la nuova tensione con Pechino

Venerdì il presidente Donald Trump ha invitato le società statunitensi – via Twitter – a cercare un’alternativa alla Cina (“incluso portare le vostre aziende a casa e realizzare i vostri prodotti negli Stati Uniti”) dopo che Pechino ha imposto di più tariffe sui beni americani per un valore di circa 75 miliardi di dollari statunitensi, aggiungendo un ulteriore 10% in più alle tariffe esistenti.
Di improvviso è nuovamente aumentata la tensione tra le due maggiori economie del mondo.

Brusco calo del Dollaro

La reazione dei mercati è stata improvvisa. Il clima pesante ha innescato la vendita di massa nel dollaro, che è sceso da un massimo di tre settimane contro l’euro (a quota 1,1052). La major è schizzata oltre quota 1,110 nelle ultime ore della settimana, come vediamo sulla webtrader .

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Il dollaro ha perso quota anche contro le principali valute rifugio, ovvero lo yen giapponese (, dopo aver toccato il massimo di una settimana a 106,73) e il franco svizzero ().
Il biglietto verde si è invece rafforzato rispetto allo yuan cinese nel mercato offshore (), toccando il massimo di due settimane.
Anche i benchmark dei titoli del Tesoro a 10 anni degli Stati Uniti sono fortemente diminuiti.

Powell tiene aperta la porta a nuovi tagli dei tassi

Poche ore prima del tweet di Trump, Jerome Powell – parlando al simposio di Jackson Hole – aveva gettato le basi per una ulteriore riduzione dei tassi di interesse negli USA.
Il numero uno della FED ha sottolineato che l’economia americana si trova ad affrontare “significativi rischi” e che ci sono “ulteriori prove di un rallentamento globale”.
Powell ha parlato proprio delle tensioni commerciali tra Usa e Cina, che stanno avendo un ruolo nel rallentamento dell’economia globale, precisando che le banche centrali hanno «una lunga esperienza nell’affrontare i tipici sviluppi macroeconomici, ma far entrare l’incertezza sulle politica commerciale nel processo decisionale è una nuova sfida”. La politica monetaria è uno strumento “potente” ma non universale.

Riguardo ai tassi di interesse, se a fine luglio Powell disse che il recente taglio (il primo dopo oltre un decennio) non andava considerato un cambio di rotta della politica monetaria, adesso apre a tutti gli scenari possibili senza sbilanciarsi. Ha infatti precisato che l’istituto centrale “agirà in modo appropriato a sostegno dell’espansione economica” e che “la sfida attraverso la politica monetaria è sostenere l’espansione in modo che la forza del mercato del lavoro si estenda ancora di più e che l’inflazione centri saldamente il target del 2%”.

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