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Bank Rossii, niente cambio sui tassi (7,75%). Gennaio è stato positivo per il Rublo (RUB)

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A settembre (per la prima volta dal 2014) e poi a dicembre l'istituto centrale aveva operato una doppia stretta monetaria di 25 punti base

La politica monetaria in Russia rimane stabile. Così ha deciso la Bank Rossii (CBR) al termine del meeting di oggi. Il tasso di interesse è stato mantenuto al 7,75%, così come si aspettavano i mercati.

A settembre (per la prima volta dal 2014) e poi a dicembre l’istituto centrale aveva operato una doppia stretta monetaria di 25 punti base, con l’obiettivo di ridare slancio al Rublo (duramente scivolato nel 2018) e riportare l’inflazione verso il target del 4%. Tuttavia l’inflazione però rimane ancora al 5%.

Secondo la Bank Rossii l’aumento dell’IVA non ha ancora contribuito in modo sensibile alla crescita dei prezzi al consumo, ma ciò dovrebbe avvenire nel corso della prima metà di quest’anno (L’effetto comunque non potrà essere valutato prima di aprile). Per questo motivo secondo l’istituto centrale l’inflazione quest’anno oscillerà tra il 5,0 e il 5,5%, ma poi ritornerà al 4% nella prima metà del 2020, ovvero quando gli effetti l’indebolimento del rublo e l’aumento dell’IVA svaniranno.

Circa la crescita economica, la CBR prevede che nel 2018 sarà al 2,3%, superando le previsioni che erano all’1,5-2%. Restano invece confermate le previsioni per il 2019 nell’intervallo 1,2-1,7%.

Nel frattempo il Rublo si muove timidamente, anche perché la decisione della Bank Rossi era attesa. La valuta russa ha macinato guadagni contro dollaro ed euro a gennaio, anche grazie alla spinta del petrolio. Il cross USDRUB scende verso 65,77 (lo scorso anno la svalutazione del rublo è stata superiore al 15%), mentre la coppia EURRUB è arrivata a 74,49.

Riguardo al futuro della politica monetaria russa, molto dipenderà dall’andamento dell’inflazione. Se verranno rispettate le nelle previsioni allora verso fine anno la CBR potrebbe anche abbassare i tassi.
Tuttavia, l’istituto russo monitora con attenzione l’andamento del petrolio. La crescita del prezzo in questo primo scorcio di 2019, non ha però eliminato i rischi – ancora molto forti – che l’eccesso di offerta possa nuovamente spingere in basso i prezzi.

Inoltre la banca di Mosca ha osservato che la revisione dei percorsi attesi di stretta monetaria da parte della Federal Reserve e di altre banche centrali nei mercati sviluppati, riducono il rischio di persistenti fuoriuscite di capitali dai mercati emergenti e, allo stesso tempo, fattori geopolitici potrebbero portare a una maggiore volatilità delle materie prime e finanziarie mercati, influenzando il tasso di cambio e le aspettative di inflazione.

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