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Dollaro canadese spinto dal petrolio. USD-CAD tocca i minimi da novembre

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Sul mercato valutario il cross USDCAD ha toccato quota 1,3069 nei minimi intraday, un livello che non si vedeva dal 7 novembre

Il rally del petrolio e la debolezza del dollaro hanno favorito la corsa del dollaro canadese, che ha macinato ulteriori guadagni nell’ultima settimana, toccando finanche i massimi dallo scorso novembre contro la valuta a stelle e strisce.

Come detto, diverse concause hanno agito a favore del “loonie”.
Anzitutto la corsa del greggio, principale prodotto di esportazione del Canada. La produzione globale è scesa al livello più basso in due anni, e allo stesso tempo Baker Huges ha evidenziato un calo del numero di piattaforme petrolifere attive negli Stati Uniti. A questo si aggiungono le sanzioni statunitensi sulle esportazioni venezuelane, che hanno contribuito a ridurre l’offerta di oro nero.
Il prezzo del barile è così schizzato verso l’alto, aiutando la marcia del loonie.

L’altro fattore di spinta per la valuta canadese è stata la debolezza del biglietto verde, che già era stato appesantito dal recente meeting di una FED molto dovish.
Gli ultimi dati sul lavoro hanno evidenziato un maggior numero di nuovi posti rispetto alle attese (304.000 contro 165.000 previste), ma ha pure evidenziato un peggioramento del tasso di disoccupazione (4%) e un rallentamento della pressione salariale (solo 0,1% contro lo 0,3% previsto).

Ha giocato un altro ruolo a favore del loonie anche l’annuncio di un prossimo incontro tra i presidenti Trump e Xi Jinping, per cercare di porre fine alla guerra commerciale USA-Cina. Il Canada trarrebbe grossi vantaggi da una ripresa del flusso commerciale globale.

Sul mercato valutario il cross ha toccato quota 1,3069 nei minimi intraday, un livello che non si vedeva dal 7 novembre (fonte grafica broker ).

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Complessivamente, durante il mese di gennaio la valuta canadese ha guadagnato quasi il 4% rispetto all’USD. Si tratta della migliore performance mensile tra le “valute delle materie prime” (come corona norvegese, dollaro australiano e dollaro neozelandese).
Sarebbe potuta andare anche meglio all’, se alcuni dati macro canadesi non fossero stati blandi. L’indice PMI manifatturiero Markit ha indicato la più lenta espansione della produzione manifatturiera. Il PIL è invece calato dello 0,1%.
In un contesto di decelerazione della domanda interna, che spingerà la Bank of Canada a mantenere una certa prudenza nella politica monetaria futura (a gennaio ha lasciato il tasso di interesse chiave invariato all’1,75%), sarà ancora il petrolio il principale driver della valuta canadese.

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