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Verbali RBA, orientamento sempre più dovish. L’Aussie non trova la spinta

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I tempi di una stretta monetaria da parte della RBA si sono dilatati, molti economisti ipotizzano che non ci sarà alcuna mossa fino alla fine del 2020

La scorsa notte la RBA ha pubblicato le minute dell’ultimo meeting di politica monetaria, avvenuto a inizio dicembre. In quella circostanza l’istituto centrale australiano aveva deciso di lasciare i tassi all’1,5%, un livello minimo record dove si trova da agosto 2016.


Dai verbali emerge un atteggiamento più accomodante di prima. I responsabili del board hanno mostrato preoccupazione per l’inasprimento del credito, l’alto livello di indebitamento e la marcia al rilento dei consumi.
Ciononostante, i membri della RBA hanno continuato a credere che un aumento dei tassi resti più probabile che non un taglio. Fermo restando però che al momento non ritenevano esserci ragioni valide per un aggiustamento a breve termine della politica monetaria.

Va però aggiunto che i responsabili delle politiche avevano previsto una crescita economica nel terzo trimestre di quest’anno superiore al 3%, mentre il rapporto pubblicato il giorno dopo dall’Australian Bureau of Statistics ha mostrato una crescita del 2,8%. questo fa ritenere che il prossimo meeting sarà probabilmente ancora più accomodante.
I tempi di una stretta monetaria da parte della RBA si sono dilatati, e molti economisti ipotizzano che non ci sarà alcuna mossa fino alla fine del 2020.

Tutto questo non ha smosso granché il Dollaro australiano (AUD), che guadagna lievemente terreno contro il dollaro (AudUsd) ma rallenta contro l’euro (EurAud), lo yen giapponese e il dollaro neozelandese (AudNzd).
Va aggiunto che da un po’ di tempo sta pagando la limitata propensione al rischio sui mercati. L’AUD nell’ultimo mese ha infatti perso oltre un punto percentuale sia contro l’euro che contro il dollaro, e non riesce a trovare un motivo di spinta.

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