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Dollaro, settimana fiacca (index -0,40%). Pesa il timore di una recessione economica

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L'inversione di parte della curva dei rendimenti del Treasury ha destato preoccupazione per una possibile recessione negli Stati Uniti

La settimana che si conclude è stata caratterizzata ancora da forte volatilità e un lieve arretramento per il dollaro USA. Dopo il G20 di Buenos Aires, le notizie sulla tregua con la Cina riguardo alla guerra dei dazi prima hanno dato speranza ai mercati, poi hanno visto prevalere lo scetticismo.
Ma il colpo più duro è arrivato nei giorni scorsi, quando sono riemersi i timori dopo l’arresto del direttore finanziario della Huawei.
Tutti eventi che hanno sballottato il biglietto verde sui mercati valutari.

Non sono mancati poi gli spunti derivanti dai dati macro. Il dollaro infatti ha accusato la pubblicazione del rapporto mensile sul lavoro, che è stato più debole del previsto. Le buste paga non agricole sono aumentate di 155.000 unità, ben al di sotto delle aspettative, mentre anche la crescita dei salari ha mancato le aspettative.
Inoltre l’inversione di parte della curva dei rendimenti del Treasury ha destato preoccupazione per una possibile recessione negli Stati Uniti. Si è infatti ridotto di molto il vantaggio differenziale in termini di rendimento che il biglietto verde ha avuto quest’anno.

Questi dati segnalano l’evidente rallentamento della crescita a stelle e strisce (come quella globale del resto), che potrebbe incidere sulle prossime mosse di politica monetaria da parte della FED (ricordiamo che il presidente della Fed Powell ha dichiarato che i tassi di interesse negli Stati Uniti si avvicinano ai livelli neutrali).
L’istituto centrale americano si riunirà tra pochi giorni per decidere il quarto rialzo dei tassi del 2018. Quello che invece adesso alimenta molte incertezze, è quanti rialzi ci saranno nel corso del prossimo anno: 2 o 3?

L’indice dei dollaro è sceso a 96,722 questa settimana (-0,4%). La coppia EurUsd ha chiuso a 1,1411 con un bilancio positivo di 0,79%, come possiamo vedere in questa immagine tratta dal noto broker .

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Anche lo Yen giapponese ha guadagnato terreno contro il biglietto verde (UsdJpy a 112,6315). Stabile invece il cambio GbpUsd a 1,2742.
Nei prossimi giorni sul fronte USA è molto atteso l’appuntamento con il CPI di novembre. Il tasso di inflazione primario dovrebbe essere basso, ma è importante che non manchi di centrare le aspettative, perché allora sì che aumenterebbe l’incertezza sulle prossime mosse della Federal Reserve.

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