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Russia, il rublo respira dopo il rialzo di tassi della CBR. USD-RUB sotto quota 68

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La Banca centrale di Russia ha deciso di operare un rialzo dei tassi dal 7,25% al 7,50%. Si tratta del primo ritocco dopo 4 anni

Lasciando un po’ sorpresi i mercati, la Banca di Russia venerdì ha deciso di ritoccare il costo del denaro. La CBR ha infatti deciso di operare un rialzo dei tassi dal 7,25% al 7,50%. Si tratta del primo ritocco dopo 4 anni, ponendo fine a un allentamento monetario che durava da inizio 2015. Peraltro questa mossa avviene dopo pressioni contrarie giunte dal Governo, che nei giorni scorsi aveva chiarito la preferenza per un allentamento, anziché per una stretta.
Accanto all’aumento dei tassi, Nabiullina ha annunciato la sospensione almeno fino a dicembre del programma di acquisti di valuta straniera, un altro modo per stabilizzare i mercati finanziari.

L’intervento dell’istituto guidato dal governatore Elvira Nabiullina è teso a spegnere l’inflazione galoppante e arginare la debolezza del rublo, che quest’anno ha perso il 16% contro il dollaro, e questo malgrado il petrolio (storicamente correlato in via diretta col rublo) stia volando. L’ultima settimana è stata comunque molto positiva per la valuta russa, che ha recuperato oltre il 2% contro il biglietto verde. Attualmente la coppia UsdRub scambia a poco meno di 68.

Anche il cambio con l’euro ha vissuto una settimana positiva (EurRub -2,03%) ed è sceso verso la quota 79.1, ma anche in questo caso va evidenziato come la coppia abbia guadagnato il 14% nell’ultimo anno.

Il governatore della Banca di Russia ha chiarito che le condizioni esterne sono rischiose per l’inflazione. Ha indicato anche i fattori di maggiore rischio come le tensioni geopolitiche, la fuga dei capitali dai mercati emergenti, la crescente incertezza sulle sanzioni alla Russia.

A tal proposito va sottolineato che gli Stati Uniti nelle prossime settimane si apprestano a colpire la Russia su qualunque transazione in dollari e sugli acquisti di nuovi titoli governativi russi da parte di investitori americani.
La stretta voluta dalla Banca di Russia assume così i connotati di una mossa preventiva, per evitare forti ripercussioni in futuro dopo che tanto lavoro è stato fatto dal dicembre 2014, quando il crollo del rublo seguito alla crisi ucraina l’aveva costretta ad alzare i tassi dal 10,5 al 17%.

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