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USA, dati sull’inflazione positivi. Ma l’euro sfonda l’1,21

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L'euro raggiunge i massimi di 3 anni contro il biglietto verde dopo l'accordo per il nuovo governo tedesco

L’inflazione americana accelera ancora. A dicembre l’indice Cpi annuale si è confermato oltre il 2% complessivo (2,1%) ed è anche salito l’indicatore “core”, quello cioè depurato della variazione degli elementi più volatili, che giunge all’1,8% dopo l’incremento dell’1,7% di novembre (consensus +1,7%).
Va detto però che questa crescita del dato core è frutto soprattutto degli arrotondamenti: aumentando i decimali, risulta che l’indice è accelerato dall’1,708% all’1,766%, poco più di mezzo punto percentuali.

Manca per il momento il dato più interessante, ovvero l’indice Pce basato sui consumi personali (Personal consumption expenditures). Se dovessero arrivare dati positivi anche per esso, allora la prossima stretta monetaria da parte della FED potrebbe avvicinarsi ancora di più.
Il primo dei tre rialzi dei tassi attesi per il 2018 secondo gli analisti dovrebbe esserci a marzo.

Eppure è stata una giornata ancora favorevole all’euro sui mercati valutari. La major EurUsd infatti accelera al rialzo e sfonda il muro di 1,21. A spingere la valuta comunitaria è stata la notizia dell’accordo di principio raggiunto in Germania tra il CDU della cancelliera tedesca Angela Merkel, i socialdemocratici di Martin Schulz e il CSU. La moneta unica testa il record dal 2014.
A questo si aggiunge pure il tono da falco della Bce, emerso con la pubblicazione delle minute.

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