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Regno Unito, PIL debole ma la strada per il rialzo dei tassi è spianata

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Nelle sale operative c'è molta fiducia riguardo un imminente rialzo dei tassi della BoE: sarebbe il primo in 10 anni

Il dato sulla crescita più lenta del previsto ha chiuso la settimana del Regno Unito. Secondo i dati dell’Ufficio Nazionale di Statistica, l’economia britannica è cresciuta dell’1,5% nel secondo trimestre (contro un 1,7% stimato). Si tratta del dato peggiore visto dal 2013.

Ieri ha parlato anche il Governatore della Bank of England, Marc Carney, sottolineando che l’istituto che guida non ha poteri così ampi da incidere sul processo di Brexit, anche se farà di tutto per sostenere l’economia così come l’ha sostenuta per uscire dall’ultima grande crisi. Secondo Carney però, la prosperità economica del Regno Unito dipende soprattutto dal successo del processo di uscita dall’Unione europea.

La Bank of England ha i riflettori puntati addosso, dal momento che nelle sale operative c’è molta fiducia riguardo un imminente rialzo dei tassi (sarebbe il primo in 10 anni) che sono stati tenuti fermi allo invariati allo 0,25%. La manovra restrittiva è resa possibile soprattutto dal buon livello di inflazione raggiunto di recente (oltre il target 2%).

Nel mese di settembre la sterlina ha beneficiato di questa convinzione, e infatti si è apprezzata parecchio fino a tornare ai livelli dell’immediato post-Brexit. Il cross EurGbp viaggia verso quota 0,88, mentre la coppia GbpUsd è scesa fino sotto quota 1,34.

E’ chiaro però che la questione Brexit impone di andarci cauti. Non esiste un precedente che possa far quantificare l’impatto di un addio all’Unione Europea, e il fatto che dalle ultime elezioni il Governo May sia uscito indebolito aumenta le incertezze sull’esito dei negoziati (per non parlare delle elezioni in Germania, che potrebbero avere ripercussioni sulla solidità della UE).

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