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USA, inflazione più su del previsto. Il dollaro si rialza ma poi torna indietro

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Gli occhi degli investitori sono puntati sulla riunione di politica monetaria della Federal Reserve, in calendario settimana prossima

Il dato più atteso di questi giorni dà un sostengo al dollaro e all’economia USA. Nel report del Dipartimento per il Commercio USA si legge infatti che l’inflazione è cresciuta all’1,9% su base annua, ovvero molto di più dell’1,6% previsto dagli analisti e ad un passo dal target del 2% fissato dalla Fed.
I prezzi al consumo sono saliti dello 0,4% ad agosto contro le aspettative di un aumento dello 0,3%.

Il dato “core” annuale, considerato dalla Federal Reserve (Fed) un indicatore migliore delle pressioni inflazionarie a lungo termine (giacché esclude i costi delle categorie più volatili), è salito all’1,7%.

Nel frattempo diminuiscono le richieste di sussidio alla disoccupazione in USA, giunte a 284 mila rispetto ai 298 mila della settimana precedente. Le attese del consensus erano per un aumento fino a 300 mila unità.

Dopo i report macro il dollaro ha ricevuto una spinta nel Forex.
Il cross EurUsd è sceso a 1,1839, ai minimi da quasi tre settimane, salvo poi recuperare quasi tutti i guadagni in seguito (l’index nel frattempo era salito a 92,53).

Dinamica simile per UsdJpy che ha prima sfiorato i massimi da inizio agosto, ma poi è tornato indietro portandosi sul minimo di giornata di 100,33, dopo essere sbattuto contro la media mobile 200 periodi (fonte grafica broker ).

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Netto invece il calo del biglietto verde contro la sterlina, sotto l’influenza di un approccio molto più hawkish delle BoE (che però ha tenuto i tassi invariati).

Gli occhi degli investitori sono puntati sulla riunione di politica monetaria della Federal Reserve, in calendario settimana prossima. La presenza di buoni dati sull’inflazione ha dato man forte al dollaro, ma non significa che ci siano maggiori probabilità che la Fed aumenti i tassi già quest’anno.
Tuttavia i futures sui Fed Funds tornano a proiettare una probabilità superiore al 50% circa un intervento sulla politica monetaria nel prossimo meeting di dicembre.

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