Il vero protagonista della settimana nei mercati è stato l’. Diverse spinte hanno guidato l’ascesa del metallo giallo, che ha toccato i picchi non solo di questo 2017 ma anche rispetto all’ultimo periodo del 2016 (precisamente da novembre).
Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Russia, Siria e Corea del Nord non potevano non avere ripercussioni forti sui mercati. Così come non si possono trascurare i fattori di instabilità politica (leggasi elezioni in Francia).
Un ruolo altrettanto importante ce l’ha poi il tono molto più dovish della FED, e le dichiarazioni di Donald Trump che ha esplicitamente dichiarato di ritenere “il dollaro ancora troppo forte”.
A proposito di FED, settimana prossima verrà rilasciato il Beige Book, che riporterà una valutazione aggiornata sui dodici distretti della banca centrale, e che potrebbe alimentare la speculazione riguardo alla tempistica dei futuri aumenti dei tassi.
Il quadro complessivo quindi è propizio per l’, notoriamente rifugio sicuro degli investitori quando sui mercati si respira un clima di incertezza. il gol metal è salito a ridosso di area 1290 dollari per oncia, il livello più alto da cinque mesi.
Tuttavia secondo alcuni analisti la situazione potrebbe cambiare in futuro. Se nell’immediato le condizioni che hanno spinto in alto il “gold metal” rimarranno stabili e non c’è motivo di ritenere che l’ scenderà, un probabile miglioramento delle condizioni generali degli Stati Uniti e l’aumento dei tassi reali potrebbe portare i prezzi dell’oro verso il basso (Goldman Sachs fissa il target a 12 mesi a 1250 dollari).
E’ interessante poi osservare quanto dice HSBC: “C’è la possibilità che a medio termine il dollaro salga, ma anche l’oro attragga flussi contemporaneamente”. In sostanza la correlazione inversa che lega questi due asset potrebbe “spezzarsi” e tutti e due andare al rialzo.
