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Petrolio, solo un sussulto per la questione siriana. Ma il rally non sembra un’ipotesi concreta

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La reazione emotiva dopo il lancio dei missili USA è stata assorbita in fretta. Gli investitori guardano ancora a scorte e OPEC

La chiusura della settimana finanziaria è stata condizionata più da questioni geopolitiche che non economiche. Il lancio di 59 missili Tomahawk USA contro la base siriana da cui si presume che sia partito un agguato con armi chimiche, ha immediatamente messo sull’attenti i mercati.

Come accade sempre quando aleggia lo spettro delle tensioni belliche in un Paese situato in area mediorientale, il petrolio reagisce immediatamente con una serie di corposi rincari ispirati dal nervosismo dei mercati, timorosi di un possibile crollo produttivo.

Ecco allora che i futures sul petrolio sono schizzati verso quota 53 dollari al barile, per poi chiudere sotto i 52,2.
Il petrolio Brent è salito durante gli scambi a 56,08 per poi assestarsi poco sopra i 55. In entrambi i casi sono stati centrati i massimi da un mese a questa parte.

In realtà l’aumento non è stato ispirato dal timore di un conflitto bellico, anche perché quello di Trump non è stato un atto di guerra vero e proprio, ma piuttosto un messaggio al presidente siriano Bashar al-Assad. Un monito forte. Peraltro se il mercato avesse “prezzato” una guerra, avremmo assistito a variazioni molto più decise
La reazione emotiva dei mercati sembrerebbe in realtà più legata alle possibili frizioni tra Russia e Stati Uniti, ma anche al rischio che queste tensioni nella zona possa acuire le rivalità tra le potenze regionali produttrici OPEC, alcune delle quali sostengono Assad e altre no (in Medio Oriente si produce più di un quarto del greggio globale).

Al momento la situazione del mercato del petrolio è comunque molto migliore rispetto a diversi mesi fa. Le politiche del OPEC, la riduzione degli stoccaggi galleggianti nel mondo e la ripresa della domanda negli Usa sta contribuendo a spingere in alto il prezzo, anche se è chiaro che l’eccesso di offerta resta.

Ad ogni modo, al momento non ci sono fattori fondamentali che giustifichino la tenuta del rally del petrolio, almeno non legati alla questione siriana. Gli investitori invece dovrebbero ancora osservare con attenzione le variazioni delle scorte USA o le prossime mosse dell’Opec, che il 25 maggio deciderà riguardo alla proroga del taglio alla produzione.

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