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Trump minaccia la Cina di nuovi dazi, lo Yen va forte mentre gli emergenti crollano

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Fra domenica e lunedì, in avvio di contrattazioni lo yen giapponese si è apprezzato fino a un massimo dello 0,75% contro il biglietto verde

Il lunedì dei mercati valutari è stato caratterizzato soprattutto dalle vicende relative alla guerra dei dazi USA-Cina. La tensione s’è riaccesa, favorendo soprattutto l’avanzata del “rifugio” Yen, che guadagna un po’ di terreno contro il dollaro.

Trump riaccende la miccia con la Cina

Avevano quindi ragione quelli che non si fidavano dell’eccessivo ottimismo che si respirava da qualche tempo a questa parte. Lo dimostra il fatto che il dollaro s’è mosso relativamente poco (e la volatilità complessiva è rimasta bassa) dopo l’ultima uscita del presidente Trump.
L’inquilino della CasaBianca ha minacciato di alzare i dazi sulle merci cinesi, rischiando di fare deragliare i negoziati sul commercio in corso con Pechino. A infastidirlo è il fatto che – a suo dire – i negoziatori cinesi stanno temporeggiando nel soddisfare le richieste USA. Inevitabilmente le minacce di Trump hanno innescato la reazione dei mercati finanziari.

Dollaro tonico, bene lo Yen, male gli emergenti

Fra domenica e lunedì, in avvio di contrattazioni lo yen giapponese si è apprezzato fino a un massimo dello 0,75% contro il biglietto verde (). Anche se in seguito c’è stato un rimbalzo, non è stato sufficiente a comare il gap down dell’apertura (fonte grafica broker ).

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La coppia ha inizialmente subito una moderata ondata di vendite, ma dopo essere scivolata dello 0,40% durante la sessione asiatica, la moneta unica è tornata rapidamente ai livelli di chiusura di venerdì attorno quota 1,12.

Chi perde quota contro il dollaro è la Sterlina inglese (GbpUsd), in calo di circa lo 0,6%. Peggio è andata alle valute emergenti. Crolla il Rand sudafricano (USDZAR +0,70%), male anche il peso argentino ma soprattutto la Lira turca, che è scesa ai minimi sul Dollaro da oltre sette mesi, per via del ritorno alle urne in Turchia, annunciato a sorpresa dalla Commissione elettorale suprema (Ysk), che ha accolto i ricorsi per presunti brogli presentati dalle forze a sostegno del presidente turco Erdogan.

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