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Dollaro AUD e NZD in frenata, colpa dei dati deboli in arrivo dalla Cina

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A Pechino scendono sia export che import. Sono scese le valute più esposte all’andamento delle materie prime

Si accende una spia rossa in Cina, ed a farne subito le spese sono Dollaro australiano e neozelandese, ovvero due valute fortemente legate a ciò che succede dalle parti di Pechino.
I dati di inizio settimana confermano che l’economia cinese frena. In verità lo si era già capito da giorni, tuttavia settimana scorsa l’ottimismo riguardo ai negoziati con gli USA circa la guerra dei dazi, aveva distolto l’attenzione dalle “macro-preoccupazioni”, tanto che lo Yuan aveva recuperato l’1,5% rispetto al dollaro.
Stavolta no.

A Pechino c’è stato un forte calo tanto delle esportazioni (a dicembre peggior risultato da due anni) quanto delle importazioni (-7,6%, mai così male da luglio 2016). La presenza della Cina sulle rotte del commercio internazionale è quindi calata, e questo chiaramente viene ricondotto alle tensioni scoppiate da diversi mesi con gli USA.
A completare il quadro fosco ci sono le vendite di auto, in calo per la prima volta dal 1990.

La frenata della seconda economia mondiale ha scatenato un po’ di panico sui mercati. Oltre a mandare giù lo yuan, sono scese le valute più esposte all’andamento delle materie prime: il dollaro australiano AUD (del resto Pechino è il primo partner commerciale di Sydney) e neozelandese NZD (la Cina ha un ruolo fondamentale anche per l’interscambio con la Nuova Zelanda). Peraltro AUD e NZD sono anche indicatori della propensione al rischio globale, in calo anche quello.

La coppia AudUsd scende a 0,71964, interrompendo così una progressione cominciata dall’inizio del nuovo anno. Il cross NzdUsd invece viaggia in leggero ribasso a 0,68199, ma era sceso sotto lo 0,68 durante la mattinata.
Ricordiamo che la scorsa settimana sia l’australiano che il kiwi sono cresciuti di circa l’1,5 per cento rispetto al dollaro, tra le speranze di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina.

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