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Sudafrica, inflazione al 5,2% e vendite al dettaglio in crescita. Il Rand risale contro USD ed EUR

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Il rand è la quarta valuta peggiore rispetto al dollaro nel 2018 e quella tra le più volatili

Qualche timido segnale di ripresa economica e la pausa del dollaro hanno dato un po’ di respiro al Rand sudafricano, che oggi è in netta risalita dopo un avvio di settimana molto negativo.

Secondo la Statistics South Africa (l’ente statistico di Pretoria) le vendite al dettaglio sono aumentate (2,2%) più del previsto a ottobre, mentre l’inflazione è salita al 5,2% annuo (rispetto al 5,1% del mese precedente e del 4,9% di agosto e settembre, gli economisti si aspettavano una lettura invariata). L’inflazione resta all’interno del corridoio obiettivo del 3-6%.
Ricordiamo che qualche settimana fa, con una decisione a sorpresa, la Banca centrale del Sudafrica – SARB – aveva aumentato il tasso chiave di 25 punti base al 6,75%.

Il segnale di una timida ripresa economica ha ridato ossigeno alla valuta sudafricana, che nell’ultimo periodo ha risentito delle preoccupazioni per il downgrade del rating sul debito sovrano del paese (dove sono cambiati 5 ministri delle finanze in 3 anni), e del clima incerto circa le elezioni del prossimo anno. Fattori che hanno innescato una fuga degli investitori.

Oggi però la valuta sudafricana è scesa a 14,16 contro il dollaro (UsdZar), dimezzando le perdite settimanali. Su base mensile invece l’apprezzamento del Rand è del 2%. La spinta è arrivata anche della discesa del dollaro. Il biglietto verde è stato appesantito dal dato sui prezzi al consumo USA, che hanno rafforzato l’idea di una FED meno aggressiva in futuro sui tassi. Un altro fattore positivo per il rand è l’allentamento delle tensioni commerciali USA-Cina.

Buona la performance anche contro l’euro. La coppia EurZar scambia poco verso 16,09 (-0,8%).

Ricordiamo che il rand è la quarta valuta peggiore rispetto al dollaro nel 2018 e tra le più volatili. Nel periodo estivo anche la valuta sudafricana è rimasta travolta dagli effetti della crisi in Turchia e Argentina, arrivando a perdere più del 20% sul dollaro. Da allora in poi però ha recuperato quasi la metà del terreno perduto. Tuttavia – come detto – rimangono ancora delle incertezze legate sia alla tenuta dell’economia (in recessione) che al fattore politico.

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