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EURO su e giù. L’Italia dà la spinta ma Draghi e i dati macro frenano gli entusiasmi

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A metà mattinata l’euro scambiava a 1.377 contro il dollaro ma poi ha bruciato tutti i guadagni

L’effetto Italia è durato poco, giusto il tempo di una mattinata e poi l’euro ha perso i guadagni nei confronti del dollaro (). L’avvio di settimana sembrava positivo per la valuta unica, che ha beneficiato del clima di ottimismo grazie all’apertura del governo italiano alla UE riguardo la questione deficit/Pil.
La coalizione di governo italiana potrebbe ridurre l’obiettivo del deficit di bilancio del prossimo anno a un minimo del 2% del prodotto interno lordo per evitare l’azione disciplinare di Bruxelles.

A metà mattinata l’euro scambiava a 1.377 contro il dollaro, in salita dello 0,3%. La valuta unica peraltro si dimostrava tonica anche contro le altre principali monete mondiali (anche per via dell’accordo con Londra circa Brexit).
Di lì a poco però lo scenario è cambiato.

In primo luogo dopo la pubblicazione dei dati macro sulla fiducia delle imprese tedesche, diminuita più del previsto a novembre. Poi il capo-economista della Bce (Peter Praet) ha riconosciuto che lo slancio della crescita dell’Eurozona si è un po’ affievolito, mentre si fanno minacciosi alcuni ostacoli come il protezionismo e la volatilità dei mercati finanziari.

Infine ha parlato anche il presidente della BCE Mario Draghi, che ha riconosciuto anch’egli il rallentamento della crescita nella Eurozona: “I dati disponibili dalla mia ultima visita a settembre sono stati più deboli delle attese. Un graduale rallentamento è normale mentre l’espansione matura e la crescita converge verso il potenziale di lungo termine. Parte del rallentamento può essere anche temporaneo”, ha detto il capo della Bce.

La valuta unica è così scivolata verso 1.330 (), bruciando di fatto tutti i guadagni contro il biglietto verde.

Gli investitori adesso sono focalizzati sul discorso di mercoledì da parte del presidente della Federal Reserve Jerome Powell e sulla pubblicazione (giovedì) delle minute dalla riunione della Fed del 7-8 novembre.
Da ciò dovrebbero giungere ulteriori indicazioni su quante più volte la banca centrale degli Stati Uniti è suscettibile di aumentare gli interessi aliquote nel prossimo anno.

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