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Dollaro Australia AUD

Aussie in calo come la propensione al rischio: AUD sui minimi di 33 mesi contro l’USD

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La coppia AudUsd sta testando ripetutamente il supporto fortemente psicologico di 7.00

Si chiude male la settimana del dollaro australiano, che ha toccato un minimo di 33 mesi contro l’USD in seguito ad un peggioramento del sentiment degli investitori. Infatti la valuta australiana è una cartina al tornasole della propensione al rischio che c’è sui mercati. E in questo momento c’è molta incertezza.

Sono infatti diversi i rischi persistenti: le tensioni per la guerra commerciale, le preoccupazioni per il budget italiano, le incertezze geopolitiche e le preoccupazioni per gli utili societari Usa in calo. In special modo la valuta australiana risente soprattutto della guerra commerciale USA-Cina, che potrebbe avere delle ripercussioni sempre più forti sulla sua economia.

Va ricordato che nel corso dell’ultima riunione di politica monetaria, la RBA ha continuato ad assumere un atteggiamento attendista, lasciando il costo del denaro al minimo storico dell’1,5%, senza sbilanciarsi riguardo alle sue prossime mosse. Secondo l’istituto centrale il basso livello dei tassi sta sostenendo l’economia, e la crescita del Pil si attesterà in media al di sopra del 3% nel 2018 e nel 2019. I mercati stimano attorno al 40% le probabilità di un rialzo dei tassi entro la fine del 2019.

Sul mercato valutario l’Aussie ha continuato a perdere terreno sul dollaro, cosa che ormai succede da metà settembre. La coppia sta testando ripetutamente il supporto fortemente psicologico di 7.00, anche se nel pomeriggio è riuscito a risollevarsi e recuperare il terreno perduto nella sessione di venerdì.
Rimane invece sostanzialmente stabile la coppia , che marcia attorno quota 1,60 dopo aver superato 1.16 nella mattinata.

In settimana ci sarà molto interesse attorno ai dati sull’inflazione australiana e quelli sulle retribuzioni (quest’ultimo il 14 novembre). Un innalzamento dell’inflazione è la chiave per un’eventuale ripresa del AUD, perché la banca centrale non può aumentare il tasso di interesse fino a quando le pressioni sui prezzi non mostrano segni di ripresa.

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