Ricordiamo che la CBR ha gradualmente ridotto i tassi a partire dal 2014 (quando erano al 17%), e a marzo è avvenuto l'ultimo ritocco portandoli al 7,25%. Poi le nuove sanzioni statunitensi hanno colpito il rublo, causando il timore di che una probabile debolezza della valuta avrebbe spinto verso l'altro i prezzi al consumo.
Per questo c'è molta attesa di conoscere il dato relativo al CPI in uscita martedì prossimo. Gli analisti si aspettano un'inflazione in lieve rialzo al 2,5% (rispetto al precedente 2,4%), quindi ancora al di sotto del target del 4%.
Proprio per questo motivo entro la fine dell'anno comunque ci si attende una o più mosse da parte della banca centrale, che dovrebbe tagliare il tasso portandolo al 6,75%. A meno che la spinta dei prezzi non si riveli più elevata del previsto (l'inflazione annuale è vista in crescita fino al 3,7% alla fine del 2018, tenendo conto di un recente indebolimento del rublo).
Dal punto di vista dei fondamentali, la Russia si dimostra un'economia in crescita malgrado le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto a Mosca all'inizio di aprile abbiano comunque avuto un certo impatto. Dopo due anni di recessione però, l'economia russa si sta ora riprendendo (anche grazie al rally del petrolio).
Dal punto di vista valutario, il rublo viaggia verso 62,1 contro la valuta degli Stati Uniti (UsdRub), evidenziando una ripresa nell'ultimo mese e mezzo (malgrado un deprezzamento complessivo del 7% circa nel corso di quest'anno).
Nei confronti dell'euro invece da inizio aprile è in atto un forte apprezzamento della valuta russa. Malgrado la coppia EurRub negli ultimi 12 mesi sia salita del 13,25%, nell'ultimo mese e mezzo si è passati da un massimo di 77.89 a quota 72.57 con un calo di oltre il 4%.
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