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NeoZelanda, la RBNZ lascia i tassi invariati a 1,75%. Nzd-Usd in calo a 0.6940

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L'inflazione resta lontana dal target. Molti ritengono che la RBNZ rimarrà bloccata sui tassi fino al terzo trimestre 2019

Ancora una volta la banca centrale della Nuova Zelanda ha confermato lo status quo. La RBNZ ha infatti lasciato il costo del denaro al minimo di 1,75%, dopo averlo ritoccato l’ultima volta a novembre 2016 (per la sesta volta dal 2015).
Non c’erano molti dubbi in merito a questa decisione, visto che anche di recente l’istituto centrale – il cui nuovo governatore da marzo è Adrian Orr – aveva confermato l’intenzione di rimanere accomodante per un periodo considerevole di tempo.

Tuttavia, stavolta sembra esserci un tono nelle dichiarazioni ancora più accomodante che in passato. L’inflazione è scivolata all’1,1% annuo (dopo il calo all’1,6% precedente). Cibo basso, bassi prezzi all’importazione e bassa crescita dei salari stanno tutti agendo come freno all’inflazione, anche se la RBNZ prevede che possa esserci una ripresa nel secondo semestre dell’anno (il target è al 2%).
Tuttavia la Banca Centrale vede l’inflazione prossima al 2% solo nel quarto trimestre del 2020, rispetto al terzo trimestre dell’ultima previsione. I tempi dunque si sono dilatati.

Il mercato ha interpretato la dichiarazione come molto dovish, e molti ritengono che la RBNZ rimarrà bloccata sui tassi fino al terzo trimestre 2019. Va anche detto che il nuovo governatore Adrian Orr ha detto che la direzione della prossima mossa è ugualmente divisa tra possibilità al rialzo o al ribasso (“dipenderà dagli eventi”).

Il cross NzdUsd è sceso di mezzo centesimo fino verso 0.6940 (con un trend ribassista costante si da quando violò il supporto fulcro degli ultimi mesi a quota 0.7200), mentre la coppia AudNzd è rimbalzata da 1.0680 a 1.0740 toccando il massimo mensile.

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