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Petrolio, scorte in aumento ma la questione siriana fa volare Brent e WTI

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Le scorte sono aumentate di 3,306 milioni di barili. Gli analisti si aspettavano un calo di 0,600 milioni

Le quotazioni del petrolio hanno messo le marce alte: Brent sui massimi da fine 2014, WTI sui massimi da fine marzo. Il surriscaldamento del mercato è dovuto alle tensioni politiche in Medio Oriente. Gli Stati Uniti e i loro alleati infatti minacciano duri interventi contro le forze del presidente siriano Bashar al-Assad dopo il sospetto attacco con armi chimiche dello scorso fine settimana.

Tutto ciò chiaramente si ripercuote sul mercato del petrolio, perché malgrado la Siria non sia un produttore significativo comunque ogni accenno di tensione nella zona inevitabilmente coinvolge tutti i “vicini”, dato il timore di possibili interruzioni nei flussi di greggio nell’area mediorientale, dove ci sono i maggiori produttori al mondo.

La questione siriana ha così bilanciato i timori riguardo la corsa all’oro nero degli Stati Uniti, che si avviano a diventare il maggiore produttore al mondo.
Sul fronte delle scorte USA, l’EIA (divisione del Dipartimento dell’Energia americano) ha intanto comunicato che, nella settimana terminata lo scorso 6 aprile, le scorte sono aumentate di 3,306 milioni di barili. Una sorpresa visto che gli analisti si aspettavano un calo di 0,600 milioni di barili.

Sul mercato però le quotazioni del petrolio volano. Il Brent di Londra viaggia nei pressi di 71 dollari al barile mentre il WTI americano balza oltre i 66,12 dollari.

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